Uno sguardo aperto, un sorriso affabile, la battuta sempre pronta: è facile entrare in sintonia con Marianna, progettista e amministratrice di Falegnamerie Design. Occupa l’ufficio che le ha ceduto Stefano, suo padre: una scelta logistica che è anche un virtuale passaggio di testimone. Mi tocca fare anticamera, perché in questo momento è al telefono con uno dei falegnami, poi risponde ad un cliente, poi è impegnata a risolvere un problema con i ragazzi delle consegne. Questo è un suo tratto caratteristico: Marianna è vulcanica e sembra non fermarsi mai. Non senza fatica, riesco finalmente a ritagliarmi uno spazio.
La tua storia professionale parte da molto lontano.
“In effetti sì. Quando facevo le scuole medie, venivo a dare una mano a papà al negozio per arrotondare la paghetta. Ho respirato quest’aria sin da bambina, insomma. A vent’anni sono entrata ufficialmente nella squadra, sono diventata designer e addetta alle vendite. Con gli anni sono progressivamente aumentate le responsabilità, fino a diventare il braccio destro di mio padre. Adesso i ruoli si sono invertiti, è lui il mio vice [sorride]”.
È un lavoro impegnativo?
“Essere un’imprenditrice è un lavoro full time, che non ti abbandona mai veramente. Non solo ci sono le questioni quotidiane, ma c’è anche il pensiero costante di come migliorarsi, essere più competitivi, esplorare nuove strade e soluzioni, rimanere al passo con il mercato e con le esigenze dei clienti, che nel tempo sono diventate sempre più complesse. Quindi sì, è un lavoro che richiede determinazione e impegno, ma soprattutto una grande passione”.
Qual è il tratto caratteristico di un’azienda come Falegnamerie Design?
“È un’azienda familiare, ma soprattutto è essa stessa una grande famiglia, un valore antico che abbiamo sempre cercato di preservare. Ci sono artigiani e colleghi che mi hanno vista crescere e con i quali c’è un rapporto non solo di stima e rispetto professionale, ma anche di amicizia. Questo è più importante di quello che si potrebbe pensare. L’arredamento non è solo una questione di estetica o di funzionalità, ma è anche l’espressione di un modo di essere, che si riflette nei rapporti con i clienti. Anche in questo mondo globalizzato, lo stile familiare è un approccio riconoscibile, che comunica calore e fa la differenza”.
La parte del tuo lavoro che preferisci?
“Il confronto con i clienti, senza dubbio. Come amministratrice mi occupo di ogni aspetto gestionale; questo mi dà molta soddisfazione, ma io nasco come una designer, per cui seguire i clienti è la parte del lavoro che più mi emoziona. Soprattutto il primo incontro, quando mi raccontano le proprie esigenze, e i loro desideri, affidandomi il compito di tradurli in un progetto concreto. Qui la mia creatività può esprimersi a pieno”.
Puoi spiegarci meglio come funziona?
“Il primo incontro, come dicevo, è una chiacchierata per conoscerci. Noi consigliamo sempre di portare qualche foto dell’ambiente da arredare e, se possibile, delle misure di massima. Il cliente ci spiega quello che desidera e noi proponiamo alcune soluzioni. Il secondo incontro di solito avviene a casa del cliente, per vedere dal vivo la situazione e, soprattutto, prendere le misure esatte: la precisione è d’obbligo quando si lavora su misura. Così il progetto può prendere forma. Lo elaboriamo in rendering, con una resa praticamente fotografica. A questo punto, il cliente torna da noi per i dettagli”.
Ma è davvero tutto personalizzabile?
“Assolutamente sì! I materiali, i colori, lo stile, gli inserti luminosi. Ogni singolo dettaglio è scelto secondo le esigenze del cliente, per garantire la migliore resa estetica e funzionale. Un esempio tra tanti: di recente ho realizzato una libreria per una sterminata collezione di fumetti, ho chiesto al cliente di portarmi alcuni albi, per poter determinare la grandezza dei ripiani sulle loro dimensioni ed abbiamo coordinato il tono dei vani con il colore della costa dei volumi. L’unicità dei mobili che realizziamo sta proprio nell’essere completamente calibrati sui desideri di chi li acquista”.
Leggendo le recensioni, ho notato che spesso si dice “Marianna ci ha capito”. Che ne pensi?
“L’empatia, la capacità di ascolto e comprensione sono doti fondamentali. I nostri mobili sono tutti pezzi unici, completamente personalizzati sulla base di ciò che i clienti chiedono. Saperli ascoltare e creare un rapporto di fiducia è un momento delicato e imprescindibile. La nostra capacità tecnica è raffinata e usiamo solo materiali di pregio e alta qualità, ma tutto questo sarebbe nulla se non fossimo capaci di capire ciò che realmente il cliente vuole. Mi riempie di orgoglio che questa qualità sia riconosciuta. Non è raro che si instauri un rapporto tale per cui la mia consulenza finisce per andare oltre l’arredamento. Negli anni ho ricevuto le richieste più disparate, ma la normalità è che mi chiedano consigli sulla carta da parati o per la scelta dei pavimenti o magari suggerimenti su come ricollocare mobili che hanno già. Con alcuni clienti siamo diventati amici, molti tornano dopo anni perché ancora si ricordano di noi con affetto, oltre che con stima. È una bella sensazione.
Senti il peso della responsabilità?
“Certo, e sarebbe strano il contrario. La nostra è una piccola realtà, ma dà lavoro a tante persone, ognuna con la sua storia e la sua professionalità. Il mio compito è guidarla, farla progredire ed essere un punto di riferimento. Una sfida affascinante e difficile. Per fortuna non sono sola: tutti i miei colleghi, dai dipendenti amministrativi, ai designer, alla squadra delle consegne, sono persone di assoluta fiducia, con noi da anni. Ogni giorno mettono al servizio dell’azienda tutta la loro capacità, con passione e dedizione. È il nostro valore aggiunto”.
Riesci a conciliare tutto questo con la famiglia?
“Ad un uomo questa domanda non l’avresti fatta [mi guarda severa, ma indulgente]. Sono orgogliosamente madre di tre figli e lo scorso febbraio sono diventata nonna per la prima volta [una nonna giovanissima, poco più che quarantenne, n.d.r.]. Conciliare la gestione di un’azienda con gli impegni familiari è complicato e spesso impone sacrifici e scelte difficili. Ho cercato di farlo al meglio delle mie possibilità e credo di esserci riuscita, anche se non dovrei essere io a dirlo”.
Progetti per gli anni a venire?
“In questo mondo frenetico e troppo spesso impersonale, la sfida del futuro è far sì che da noi il cliente si senta sempre accolto e ascoltato, trattato come un individuo con gusti ed esigenze specifiche, non come un numero in un elenco. Si tratta di una questione per così dire filosofica, ma in pentola bollono anche tante novità concrete che vedranno la luce nel prossimo futuro. L’importante, però, sarà comunque mantenere intatta la nostra anima: grinta, passione, impegno quotidiano”.
Un’ultima cosa: quello che vedo alle tue spalle è veramente un origami a forma di Yoda di Star Wars?
“Indovinato! Una volta è venuta una famiglia con questo bambino abilissimo nell’origami. Mi ha lasciato questo per ricordo: un lavoro fatto con cura, creatività e precisione. Non ti sembra eccezionale?”. Ed in effetti è proprio così.